domenica 13 novembre 2005



Banlieu, Francia in fiamme. Proletari (per ora) senza rivoluzione.
Banlieu in rivolta, giovani francesi figli di immigrati, disoccupati e precari, lo stesso conflitto latente delle periferie inglesi, olandesi, tedesche e italiane, e tra i migranti all’assalto delle porte d’Europa. dalle coste siciliane al muro spagnolo di Ceuta E’ l’esercito di riserva della forza lavoro mondiale, le masse dei dannati della terra in rivolta come gli schiavi di Spartaco contro Roma, all’attacco delle moderne cittadelle del capitale contro i suoi “feticci della merce”. Sono “I nuovi proletari senza rivoluzione” il “lato cattivo”, “i becchini potenziali del capitalismo” prodotti dalla sua contraddizione in processo giunto a maturazione e dalla sua crisi senza soluzione? Oggi essi sono senza guida politica e ideologica rivoluzionaria e a volte anche strumentalizzati da fondamenalisti o narcomafie. Dalla rivolta alla coscienza rivoluzionaria la strada è lunga e le prime avanguardie tendono a prendere forma ma occorre chi conosce la teoria la sappia rivitalizzare e mettere a loro disposizione affinché risorga la classe internazionale rivoluzionaria. In questa situazione la “sinistra”, sorpresa ed impaurita, gli ex proletari ora proprietari, che in parte si dice ancora comunista, diventata legalitaria, buonista e non violenta, sta con il potere del capitale contrattando i posti a tavola. Dopo il fascio liberismo di Berlusconi Fini e Bossi si annunciano i Cpt-Lager della Turco Napoletano, le ruspe e i manganelli di Cofferati, i bombardieri all’uranio impoverito di D’Alema, la “Bolkstein” di Prodi. Fra quando Napoli, Torino, Roma e Milano? Alcuni anni fa in una trasmissione televisiva uno studente di sinistra chiese ad un giovane sardo disoccupato di Lula (Nu) perché non condannasse i fuorilegge come Matteo Boe che operavano sequestri di persona, il giovane sardo rispose:“tu che parli …, quanto guadagni tu e la tua famiglia?”. Marx: ”E’ il lato cattivo a produrre il movimento che fa la storia. Le forze produttive si sviluppano di pari passo all’antagonismo delle classi. Una di queste classi, il lato cattivo, l’inconveniente della società, va sempre crescendo finché le condizioni materiali della sua emancipazione non pervengono al punto di maturazione. (K. Marx, “La miseria della filosofia” Ed. Riuniti Lenin ormai volutamente dimenticato diceva:“educando il partito operaio, il marxismo educa l’ avanguardia del proletariato….., capace di prendere il potere e condurre tutto il popolo al socialismo, la guida di tutti i lavoratori, di tutti gli sfruttati, nell’organizzazione della loro vita sociale senza la borghesia e contro la borghesia”... L’opportunismo oggi dominante educa invece il partito in modo da farne l’organizzazione dei lavoratori previlegiati che si sistemano comodamente a livelli intermedi (oggi anche medio alti…) nel sistema capitalista”. (“Stato e Rivoluzione”, Editori Riuniti) Mao. la rivoluzione: La rivoluzione non è un pranzo di gala; non è un opera letteraria,un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, delicatezza, cortesia, riguardo e magnaminità . La rivoluzione è un’insurrezione, un atto violento con cui una classe ne rovescia un’altra. (Opere scelte ed. lingue estere )
Al di là delle categorie "classiche", che ormai scompaiono senza aver trovato aggiornamenti o analisi di uomini che sappiano interpretarne i mutamenti, viviamo in un mondo che ha deciso di abbandonare le conquiste dei movimenti sindacali e dei partiti comunisti occidentali, accettando di ritornare ad una condizione pre-marxista della società, ovvero di semi schiavitù o servitù della gleba, in cui il lavoro è un ricatto del padrone e non un diritto dell'uomo per elevare la sua condizione sociale.La tecnologia è andata avanti e l'uomo ha mantenuto le stesse categorie sociali, come se la stessa "teknè" avesse divorato l'"ethos". La rivolta delle banlieues non è solo ribellismo, ma non è marxista. Ed è un bene.C'è bisogno di nuove teorie e di nuovi modelli. Redistribuzione equa e lavoro leggero e non alienante. Per questo ci vorrebbero la pace e la giustizia, ma sono ormai elementi astratti in un discorso fumoso che accetta solo regole obsolete.Perché non si ribellano a Scampia?Perché il bisogno materiale è più o meno soddisfatto, e quello morale è soffocato da altre logiche. ma credo che non si costruisca nessuna società bruciando auto, e il popolo in rivolta, senza una guida ( la cultura, o altri uomini), si placa con quattro schiaffoni o un paio di bistecche elargite dal paternalista sistema repressivo "para"democratico. Marcomario

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Articolo demagigico, populista, da "boreghese illuminato" insomma..
ciao.
Peppino

Anonimo ha detto...

Caro peppino, so che solo tu che sei uno pseudo-proletario non lavoratore hai il diritto di parlare di rivoluzione, mandami un articolo, avrai la precedenza...
Saluti
Matteo

Anonimo ha detto...

Al di là delle categorie "classiche", che ormai scompaiono senza aver trovato aggiornamenti o analisi di uomini che sappiano interpretarne i mutamenti, viviamo in un mondo che ha deciso di abbandonare le conquiste dei movimenti sindacali e dei partiti comunisti occidentali, accettando di ritornare ad una condizione pre-marxista della società, ovvero di semi schiavitù o servitù della gleba, in cui il lavoro è un ricatto del padrone e non un diritto dell'uomo per elevare la sua condizione sociale.
La tecnologia è andata avanti e l'uomo ha mantenuto le stesse categorie sociali, come se la stessa "teknè" avesse divorato l'"ethos". La rivolta delle banlieues non è solo ribellismo, ma non è marxista. Ed è un bene.
C'è bisogno di nuove teorie e di nuovi modelli. Redistribuzione equa e lavoro leggero e non alienante. Per questo ci vorrebbero la pace e la giustizia, ma sono ormai elementi astratti in un discorso fumoso che accetta solo regole obsolete.
Perché non si ribellano a Scampia?
Perché il bisogno materiale è più o meno soddisfatto, e quello morale è soffocato da altre logiche. ma credo che non si costruisca nessuna società bruciando auto, e il popolo in rivolta, senza una guida ( la cultura, o altri uomini), si placa con quattro schiaffoni o un paio di bistecche elargite dal paternalista sistema repressivo "para"democratico.
Saluti a peppino.

Anonimo ha detto...

a Marcomario.
il tuo ragionamento è sicuramente molto più interessante e acuto di quello di tuo tuo cugino, che cita Marx, Lenin, ecc. (senza averli adeguatamente letti)a sproposito.Ma comunque..
Non credo il sistema sia in una fase pre-capitalistica ma invece in una molto avanzata, la stessa che ne decreterà a brevela fine..sembra paradossale ma è così..in proposito ti consiglio di leggere:I.Wallerstein, "Capitalismo storico e civiltà capitalistica", Asterios.
La pace e la giustizia sono l'obiettivo, ma senza alcuna eccessiva enfasi morale: per una comunità,o stato o società, che dir si voglia, L'idea di "bene" (e quindi di male") non deve essere ne fissa ne assoluta, pena la tirannia. Ognuno deve essere fornito di quelle "capacità" basilari (di cui parla Amartya Sen)per poter realizzare i propri fini, secondo i propri principi e inclinazioni. Non c'è dunque bisogno di "guide",di "ideologie" di massa, di "salamelecchi" religiosi o "diceva Freud...
In Italia dobbiamo imparare a crescere, a confrontarci con chi da tempo ci droga con l'oppio dell'assistenzialismo.. Un bacio Peppino.