domenica 27 novembre 2005

IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI


L'incisione di Francisco Goya Il sonno della ragione genera mostri (1797-1799), realizzata con le tecniche dell'acquaforte e dell'acquatinta, fa parte della serie intitolata Capricci, nella quale il grande pittore spagnolo espresse una ferma condanna all'oppressione del potere, all'ottusità della superstizione e a ogni forma di sopraffazione, dando vita a immagini di potente suggestione.
Questa incisione mi ha fatto molto riflettere sulla nostra condizione di torpore e di ineguatezza rispetto all'arroganza del potere che ci circonda. E' necessario svegliarsi e risollevarsi dalla condizione di eterno torpore morale. Apprezzare la bellezza e farsi ispirare dalla passione per la lotta organizzata e situazionista, pubblica e sotterranea, ed accendere una scintilla che stimoli un fuoco più grande. Mah, forse è solo un mio delirio mattuttino dopo l'ennesima guardia in ospedale.

Il settecento è altresì conosciuto come il secolo dei "lumi". Non che la produzione di lampade, candele e minerve avesse raggiunto un picco rispetto ai secoli precedenti, ma perchè d'improvviso si accese nelle menti di illustri pensatori (non a caso francesi e britannici) appunto il "lume" della ragione.
Non bisogna dimenticare che nello stesso secolo (1776) veniva pubblicata La ricchezza delle nazioni ad opera di Adam Smith, "padre fondatore" dell'economia classica liberale, illuminista scozzese, che rappresentò e contribuì a determinare quel processo di razionalizzazione del sistema economico, alla base della mercificazione di ogni cosa. Nel Capitale Carlo Marx, definisce il '700 come il secolo in cui avvenne il passaggio dalla manifattura alla grande industria, in cui il mondo incomincia ad essere invaso di merci, di cose, sempre su più ampia scala.
La "ragione" doveva da ora avere il predominio sugli istinti, sulle emozioni, sulla spiritualità. Il profitto era diventato sempre più strettamente connesso al calcolo, alla razionalizzazione scientifica a livello mondiale. Si gettavano le basi per l'universalismo che caratterizzò il secolo successivo, e che, come notò Nietzsche non era altro che "l'abito borghese (inglese nell'ottocento) di cui dovevano vestirsi tutti i popoli del mondo".
In questo secolo infine si ebbe il trionfo della nozione "dei diritti universali dell'uomo"; tuttavia ciò avveniva in un mondo segnato già da forti disuguaglianze, dallo scambio "ineguale" (per usare un'espressione soft).
Si erano ormai gettate le basi dell' "illusione dello sviluppo" uguale per tutte le nazioni, della modernizzazione, sotto il controllo del "Dio Ragione".

Giuseppe Argento

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