lunedì 20 marzo 2006

LA VALIGIA DI CARTONE


SONO LIETO DI RIPUBBLICARE QUESTO INTERESSANTISSIMO APPUNTAMENTO RADIOFONICO CURATO DA MARCELLO E LEA, DA NON PERDERE.

Cari Compagni ed Amici
Da lunedì 20 marzo a venerdì 31 marzo 2006, dalle 14:30 alle 15, all’interno del
Terzo anello di RadioRai 3 andrà in onda:
«La valigia di cartone». Cinquant’anni di migrazione italiana in Germania.
Radio Documentario di Marcello Anselmo e Lea Nocera.

Le puntate sono ascoltabili anche in streaming direttamente dal sito:
www.rai.it/radio3/

Per una storia orale delle migrazioni intraeuropee del secondo dopoguerra.

La migrazione è un fatto sociale e culturale totale che implica profonde
trasformazioni e modificazioni dell’essere al mondo dei soggetti in essa
coinvolti. Sradicarsi e riadattarsi in altri contesti, in altri ordini sociali,
in altri usi culturali, imparare una nuova lingua sono gli elementi trascinanti
e portatori di una grande trasformazione tanto individuale quanto collettiva.
La migrazione italiana verso l’estero è stata un fenomeno storico che ha
abbracciato gli ultimi scampoli del XIX secolo e tutto il ’900 ma continua a
manifestarsi in forme ambigue e contraddittorie fino ai nostri giorni. È un
fenomeno, un processo sociale e culturale che ha influito direttamente sulla
storia d’Italia. La migrazione di sei milioni di lavoratori italiani nella
Germania occidentale, rappresenta una spia storica per arricchire la storia
d’Italia del secondo dopoguerra, d’Italia ma anche d’Europa. Attraverso gli
imponenti spostamenti di uomini e donne, manodopera spesso non qualificata e in
sovrappiù nelle regioni più povere del paese, le popolazioni europee uscite dal
massacro totale della seconda guerra mondiale hanno avuto la possibilità di
contaminarsi, di (ri)conoscersi, scoprirsi e mescolarsi. La »cittadinanza«
europea ha mosso i primi passi nelle contraddizioni dei migranti che dal sud
dell’Europa e in particolare dall’Italia, intrapresero il viaggio verso
l’industria renana o le miniere della Ruhr, o perfino verso la molle economia
della Berlino divisa.
È una storia fatta di sofferenze, sforzi, addii forzati, discriminazione ma
anche di spirito d’avventura, di disponibilità culturale, di voglia di reagire e
resistere al destino di miseria; è però anche e soprattutto una storia
inscindibile e difficilmente documentabile se non attraverso l’ascolto diretto
dei suoi protagonisti. L’intreccio della narrazione, della rimembranza, della
valutazione a ritroso che si dipana nelle dieci puntate, è un traccia di una
storia intima che da percezione individuale si fa storia collettiva. Ed è anche
una memoria lasciata a margine di celebrazioni o solitamente sfruttata in modo
strumentale facendo leva sul sottile confine che spesso separa nostalgia e
nazionalismo. È una storia, di solito del tutto ignorata, è la vergogna a
prevalere. La vergogna di esser stati un popolo di straccioni, di subalterni, di
operai e marginali.
Nelle storie di quanti lasciarono il paese per andare all’estero ritornano
tracce di una storia d’Italia che si ha la tendenza a lasciare da parte, si
preferisce dimenticare. È la storia degli anni del boom economico, della scuola
di massa, della trasformazione culturale, la storia di un mondo contadino
aggredito e trasformato dalla modernità e avviato verso un rapido decadimento.
Erano insomma gli anni non solo della «bella vita» ma anche dell’ analfabetismo
diffuso e di interi strati sociali destinati alla subalternità di una doppia
assenza dettata e provocata dalle necessità dello sviluppo industriale del
capitale europeo.
Le narrazioni orali costruite nel programma tentano di offrire un ascolto ed
una riflessione che invece riescano a valorizzare e portare alla luce la memoria
e la storia di una parte della società italiana che si è trovata coinvolta in un
vero e proprio esodo, con analogie e differenze a quanto accade ai nostri giorni
per altre società, di frequente non meno sviluppate di quanto fosse l’Italia del
secondo dopoguerra. Ci preme sottolineare il valore della migrazione
intraeuropea dei lavoratori italiani e degli altri stati dell’Europa del Sud,
come intercapedine fondamentale della costruzione di una cittadinanza europea
costituita a partire dalle esperienze reali e storicamente manifeste, più che su
accordi formali non sempre rispettati e talvolta lontani dalla realtà storica e
sociale del presente europeo. D’altra parte la storia del secondo dopoguerra
europeo è la storia delle migrazioni che ne hanno attraversato i territori e
ridefinito le contrade…

Buon ascolto e inviate commenti al sito di Radio3: www.rai.it/radio3/

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