mercoledì 10 aprile 2013

La Repubblica Democratica Popolare di Corea ha il diritto di difendersi (http://www.statopotenza.eu/)



Le annuali esercitazioni che gli Stati Uniti conducono di concerto con l’esercito della Corea del Sud quest’anno hanno superato ogni limite. Basi militari camuffate da pacifiche isolette nel Mar Giallo, oltrepassamenti dei confini marittimi tra i due Stati, provocazioni di ogni genere hanno segnato gli ultimi sessanta anni di storia, a partire dalla conclusione della carneficina che gli Stati Uniti e la loro coalizione internazionale di ascari hanno compiuto in Corea tra il 1950 e il 1953: due milioni e ottocentomila coreani uccisi dall’imperialismo a soli cinque anni di distanza dall’ecatombe di Hiroshima e Nagasaki, quando per dimostrare la propria potenza militare e per intimidire l’Unione Sovietica, Harry Truman decise di dare l’ordine di sganciare due bombe atomiche su un Paese praticamente già sconfitto dalle uniche nazioni che potevano legittimamente contrastarlo: la Repubblica di Cina e la Corea, vessate per decenni dall’imperialismo di Tokyo.
La propaganda è già al lavoro e tutti i principali mezzi di informazione occidentali stanno dando il peggio di sé per manipolare e distorcere i comunicati ufficiali dello Stato Maggiore della Repubblica Democratica Popolare di Corea. Si parla di “minaccia nucleare coreana” – mescolando due questioni legate ma senz’altro separate e distinte come quella del programma nucleare coreano e quella dell’occupazione statunitense della Penisola Coreana – e addirittura di un imminente attacco atomico di Pyongyang in territorio statunitense.

In realtà, il governo della Corea Popolare è stato molto chiaro, ribadendo la sua risaputa ostilità nei confronti della presenza militare statunitense nella parte meridionale della Penisola e nella regione Asia-Pacifico in generale. Il governo della Repubblica Democratica Popolare ha confermato che nelle ultime due settimane una formazione di bombardieri B-52 statunitensi di stanza nell’isola di Guam è partita improvvisamente alla volta della Corea del Sud mettendo in scena le condizioni simulate di un attacco nucleare contro la Repubblica Democratica Popolare di Corea, stormi di cacciabombardieri F-22 sono partiti dal Giappone interno e da Okinawa e sono atterrati nella base di Osan nella Corea del Sud per valutare l’opzione di un attacco a sorpresa, alcuni bombardieri strategici (nucleari) B-2 sono partiti dal territorio nazionale degli Stati Uniti per raggiungere lo spazio aereo sovrastante le acque del Mare Occidentale di Corea e alcuni cacciatorpedinieri della Marina degli Stati Uniti che stavano operando nelle acque del Pacifico Occidentale sono stati improvvisamente dirottati nei Mari occidentale e orientale della Corea.
Inoltre è stato confermato che una gigantesca portaerei a propulsione nucleare (ancora da identificare) e il suo equipaggio sono entrati nelle acque della Penisola Coreana subito dopo aver lasciato le acque dell’Oceano Indiano o la costa occidentale del territorio nazionale nordamericano.
Di fronte ad una situazione del genere, appare chiaro che l’ultima sessione di test militari congiunti tra Washington e Seoul è evidentemente andata oltre ogni possibile livello di tolleranza, suonando come un’esplicita minaccia di invasione nei confronti della Repubblica Democratica Popolare di Corea, che dal canto suo ha legittimamente risposto con un annuncio perfettamente in linea con il dettato della Carta delle Nazioni Unite, che prevede il diritto di ricorrere allo strumento bellico in caso di aggressione o invasione dall’esterno. L’obiettivo dichiarato da Pyongyang è quello di colpire con precisione e con “mezzi rapidi, leggeri ed efficaci” (dunque non certo una bomba atomica) le minacce alla sicurezza nazionale presenti nel contesto regionale del sistema Asia-Pacifico.
Eppure la stampa occidentale sta ribaltando la realtà, spacciando il comunicato legittimo di Pyongyang per una dichiarazione di guerra nucleare agli Stati Uniti, se non al mondo intero (seguendo l’assurda concezione occidentale in base a cui la “comunità internazionale” sarebbe rappresentata soltanto dai Paesi della NATO).
Ancora una volta l’Amministrazione Obama ricorre al copione della menzogna e della mistificazione, come già mostrato poco prima dell’attacco alla Libia, per legittimare agli occhi delle popolazioni dei Paesi occidentali un possibile attacco militare contro una nazione sovrana, che invece va scongiurato con ogni mezzo possibile.

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